Analogamente a quanto avviene con i pazienti che portano con sé una montagna di documenti, anche il Fascicolo Sanitario Elettronico genera la stessa frustrazione e disagio.
Molti pazienti, specie quelli che hanno una storia clinica complessa, portano con sé i loro documenti clinici pregressi quando devono essere visitati da un medico. Non c’è, ovviamente una cernita né la capacità di comprenderne la pertinenza; meglio portare tutto e lasciare che il sia medico a servirsene. Anche nell’epoca del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), sono tanti a portare i propri documenti in sacchetti, borse o trolley.
Spesso i medici, alla vista di queste montagne di carta, sono presi dalla frustrazione e dal disagio di non dare soddisfazione al paziente ignorando o dedicando poca attenzione a ciò che rappresenta un patrimonio informativo che è difficile da consultare e che non sempre è poi realmente utile. I medici provano le stesse sensazioni anche utilizzano il Fascicolo Sanitario Elettronico. Fintanto che devono leggere i referti degli esami che hanno prescritto l’operazione avviene in tempi ragionevoli e con relativamente poco sforzo. Se vogliono invece saperne di più sulla persona che hanno di fronte li assale lo stesso sconforto che provano con la borsa dei documenti. Bisogna aprire e leggere i documenti, sperando di trovare quelli che contengono qualcosa di interessante. Il tutto davanti al paziente che osserva e magari parla per descrivere i suoi sintomi e la sua patologia, riportando anche le opinioni sue – ricavate da internet – o di altri medici.
Il tempo della visita è quello che è, ragione per cui si fa prima a domandare al paziente quelle informazioni che sono utili per la diagnosi o la scelta della terapia. Tanti documenti, poca conoscenza. Anche nell’era del digitale. Ho più volte spiegato in questo blog perché il FSE, anche nella versione 2.0, è poco utile per i medici. Avere accesso a una raccolta cronologica di documenti che, per essere consultati, vanno aperti e letti uno per uno, è troppo dispendioso e poco efficiente. I medici desiderano avere un quadro di insieme, magari filtrabile per patologia, con la possibilità di approfondire selezionando i documenti più interessanti. La figura che segue mostra un visualizzatore clinico in grado di filtrare e correlare le informazioni per patologia.
Il tempo, per i medici, è prezioso e durante la visita bisogna interagire con il paziente, guardarlo negli occhi, ascoltarlo, dedicarvi attenzione. Non è possibile né è corretto stare tutto il tempo con lo sguardo al monitor, cercando informazioni che non si trovano.
Sappiamo che l’escamotage che era stato trovato per ovviare a questo problema è il Profilo Sanitario Sintetico (PSS) che è stato avversato da chi doveva compilarlo, ossia i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta. La sua redazione è, a distanza di anni, ancora al centro della discussione con le associazioni sindacali. Le ultime indiscrezioni parlano di una revisione della struttura del documento, con la possibilità di aggiungere, per ogni voce, la fonte da cui proviene l’informazione, così da sollevare i MMG da responsabilità sull’autenticità delle informazioni riportate.
Tutto ciò è un perfetto esempio di come non si devono cambiare i processi per sopperire alle carenze del digitale che, al contrario, dovrebbe cambiare sì i processi ma per migliorarli, renderli più efficaci ed efficienti, non caricare i MMG/PLS di un lavoro aggiuntivo che, anche volendo, non sono sempre in grado di svolgere per mancanza di informazioni.
La chiave di volta è raccogliere e gestire i dati, evolvendo dalla logica del documento PDF, così da poter organizzare e filtrare i dati secondo le necessità dei clinici, primi fra tutti gli specialisti. Porsi degli obiettivi che non siano soltanto rendere accessibili i dati o i documenti ma di creare servizi a valore aggiunto per i medici, gli infermieri, i pazienti stessi. È quello che in teoria farà l’Ecosistema dei Dati Sanitari che dovrebbe essere progettato a partire dai servizi, non dai dati, coinvolgendo gli stakeholder nel co-design.